Il negoziato europeo sulla Direttiva Casa Green, volta a promuovere l’efficienza energetica negli edifici, è in una fase di incertezza. Durante l’ultima riunione dei negoziatori si è discusso principalmente della necessità di flessibilità nell’applicazione della direttiva, il che ha comportato un rinvio dell’ulteriore discussione al prossimo dicembre.
La Flessibilità Invocata Dagli Stati Membri
Gli Stati membri dell’UE hanno invocato la necessità di una maggiore flessibilità nell’applicazione della Direttiva Casa Green. In particolare, si è discusso di concedere agli Stati un margine più elastico per adempiere ai requisiti della direttiva.
Alcune delle principali questioni affrontate includono:
- Piani a Lungo Termine: gli Stati potrebbero avere il permesso di elaborare piani per ridurre i consumi energetici entro il 2050, estendendo così il termine rispetto a quanto previsto attualmente dalla direttiva, che prevede il raggiungimento della classe E entro il 2030.
- Certificazioni Energetiche: l’armonizzazione delle certificazioni energetiche a livello europeo potrebbe essere rimossa, consentendo agli Stati membri di adottare un approccio più flessibile.
- Colonnine di Ricarica: gli obblighi di installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici nei parcheggi degli edifici residenziali esistenti potrebbero essere cancellati.
Punti Critici della Direttiva Casa Green da Affrontare
Nonostante i progressi nelle discussioni, rimangono tuttavia alcune questioni critiche ancora da affrontare.
Ad esempio, resta ancora da decidere chi dovrebbe coprire le spese per l’efficientamento di un gran numero di edifici ancora da completare. Si stima infatti che attualmente queste spese ammontino a circa 48 miliardi di euro all’anno.
Inoltre l’attuale versione del testo permette ai mutui verdi di beneficiare solo dell’acquisto di case ad alta efficienza energetica, lasciando le altre abitazioni potenzialmente deprezzate e difficili da vendere.
Le Reazioni Politiche
Le reazioni politiche all’ultimo round negoziale sono state molto varie.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin ha espresso la necessità di individuare un percorso realistico per raggiungere gli obiettivi temporali, specialmente per gli edifici residenziali esistenti mentre Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento europeo, ha visto i risultati come un passo nella giusta direzione.
Positiva anche la reazione di Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo ed esponente di Fratelli d’Italia, che ha accolto positivamente un negoziato che impedisce un onere eccessivo per le famiglie italiane.
Di tutt’altro parere invece Patrizia Toia, europarlamentare del Partito Democratico, che ha sottolineato la complessità delle trattative e la necessità di trovare un equilibrio.
Le posizioni delle Associazioni
Anche le Associazioni ovviamente hanno espresso pareri vari e a volte discordanti sull’esito di questo rinvio.
Se ad esempio Confedilizia ha visto la situazione come una vittoria, ringraziando il governo e le forze politiche che hanno operato a tutela degli interessi dei proprietari italiani, UPPI, che si aspettava una decisione netta sul fronte dei termini per gli interventi, ha espresso una certa delusione e proposto un percorso assistito per agevolare le ristrutturazioni senza creare caos.
Infine Federesco vede nel dibattito UE sulle case green una grande opportunità di crescita per l’Italia e ha auspicato un approccio integrato e sostenibile per il raggiungimento degli obiettivi energetici.